
Fin dalle prima pagine appare difficile per il Dalai Lama concentrarsi sul "lavoro" isolandolo dal resto della "vita" e questo alimenta una notevole esplorazione di termini quali "lavoro" o "attività produttiva".
Nel libro si riafferma il principio già incontrato in precedenza parlando della felicità in generale che molto dipenda dal nostro stato mentale e non dall'ambiente esterno nell'essere felici e di quanto sia importante addestrare la nostra mente in tal senso.
Occorre tuttavia attendere la fine del libro per comprendere un ulteriore importante passaggio di che cosa contribuisca ad essere felici sul lavoro:
"Questa era la risposta; non aveva bisogno di fingere, di agire in un certo modo quand'era in pubblico o "al lavoro" e in altro modo quand'era in privato; poteva semplicemente essere se stesso dovunque andava, e questo dava al suo lavoro un'apparenza di estrema facilità. Abbiamo molta strada da percorrere prima di raggiungere un tale livello di integrazione ma più riduciamo la distanza tra chi siamo e cosa facciamo e più il lavoro sembrerà facile."Ancora una volta quindi siamo di fronte al tema dell'autenticità, del essere se stessi, con la propria personalità, in ogni ambito, in ogni occasione.
In ultima istanza occorre non aver più bisogno di mettersi delle maschere, quelle maschere da cui deriva proprio il termine "persona".
Catia Conti
http://www.macrolibrarsi.it/libri/__arte_della_felicita_sul_lavoro_edizione_economica.php.
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