Articolo 36: Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia una esistenza libera e dignitosaQuesti sono due articoli della Costituzione Italiana che assieme ad altri regolano il diritto al lavoro di ogni cittadino.
Articolo 41: L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
Me li rammenta, in prima pagina, il libro di Marco Rovelli "Lavorare uccide" e così me li rileggo e parte una riflessione sulle dinamiche salariali e il cd "salario minimo" e il legame con l'attuale tessuto imprenditoriale italiano.
E' giusto parlare di imprenditori? In molti casi no, a leggere il libro si comprende quanto spesso si tratti di "sfruttatori sfruttati" pedine di un sistema economico che scarica sui lavoratori il prezzo del mancato progresso, economico e sociale del paese.
I numeri parlano, e dicono spesso il vero per chi li sa leggere, che se siamo un paese di microimprese con meno di 3 dipendenti la ricerca e la formazione non ci stanno e non ci sta nemmeno il diritto alla sicurezza, alla protezione del lavoratore più se precario.
Oggi mi si perdoni se parlo di malessere al lavoro ma leggendo un libro carico d'emozione, scritto da un poeta e musicista, che riporta con lucidità una fotografia non ho potuto fare a meno di renderle un omaggio.
Malessere e benessere sul lavoro hanno una componente soggettiva importante sulla quale ognuno di noi può sviluppare atteggiamenti funzionali al proprio e all'altrui star bene, ma esiste una componente sociale che dipende appunto dalla società in cui siamo inseriti della quale tener conto ed è appunto quella che Rovelli ci racconta.
E' una lunga storia di diritti negati, di sfruttamento, di "morti bianche" che lasciano una disperazione legata ad un non senso, il non senso di un lavoro che manca delle tutele minime, un parapetto, un orario decente, spesso un salario dato entro i tempi stabiliti.
E così il lavoro da diritto diventa "preghiera" e se è un'elargizione "a caval donato non si guarda in bocca" e si accetta tutto, preghiera e precario, stessa radice etimologica strano e triste allo stesso tempo.
Di fronte ad un dolore senza senso, quello di chi ha perso il proprio familiare per un motivo del tutto prevedibile, ci si chiede cosa possiamo fare e quel che viene da dire è che accanto ad una dimensione di impegno politico e sociale per non dimenticare si può vigilare, come consumatori di prodotti e come lavoratori.
Occorre pretendere chiarezza, informarsi, scegliere un produttore piuttosto che un altro, un lavoro, un fornitore o un datore di lavoro non sarà facile ma non ci sono altre possibilità per cambiare la realtà e non esserne a nostra volta, delle vittime.
Buon Lavoro!
Catia Conti
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