Un anno fa
"Una società non si valuta solo in base a ciò che produce,
ma anche all'uomo che produce...
alla vita che gli fa fare..."
questa frase mi è venuta incontro
nel libro di Tiziano Terzani
"La fine è il mio inizio".
E subito m'è parso chiaro che in queste parole
semplici e sintetiche
c'era l'essenza
di ogni etica,
di ogni valore possibile non solo per i nostri sistemi sociali,
ma anche per i nostri "sistemi organizzativi".
Far parte delle comunità organizzative
cambia nel profondo
le condizioni di benessere del singolo,
mutando ritmi, priorità, soddisfacendo o negando bisogni.
E' un bilancio individuale e sociale questo difficile,
per il singolo perché preso da contrastanti obiettivi e sentimenti,
per l'organizzazione nel suo complesso perché si tratta di dare valore a risorse molto spesso invisibili.
Il bilancio sociale può esprimere questa ricchezza o povertà del rapporto azienda con i suoi "portatori di interesse" e di valore,
evidenziando l'esistenza di un sistema di welfare, ad esempio, che aiuti l'individuo nell'integrazione dei propri ruoli sociali, supportandolo ad esempio nell'adempimento di compiti quali la maternità o la paternità.
I confini tra dentro e fuori,
tra pubblico e privato,
si sfumano e si spostano e con essi
i problemi e le responsabilità di un'agire
che va visto in un impatto di più lungo termine.
Famiglie affaticate
da troppi compiti e da troppe assenze
cosa saranno domani?
Chi si prenderà carico,
della salute perduta,
della serenità mancata,
dei problemi di queste generazioni
di adulti sfiniti e figli smarriti?
Catia Conti
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